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1571-Miguel de Cervantes a Messina al tempo di Lepanto

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sarà possibile fino al 30 settembre visitare l’esposizione dell’opera La battaglia di Lepanto (C. De Pasquale, R. Mundi) presso Palazzo Zanca

Si è conclusa ieri sera la Mostra Miguel de Cervantes a Messina al tempo di Lepanto, ospitata al Monte di Pietà, che ricostruisce il legame tra lo scrittore spagnolo e la città, in occasione delle cure ricevute dopo la battaglia di Lepanto. Sono trascorsi 450 anni dal celeberrimo scontro, che rappresenta una delle pagine più importanti della storia occidentale.

Una pagina di storia che vide contrapporsi la lega santa all’espansionismo ottomano e che fece tappa proprio a Messina, come sappiamo, da cui la spedizione, guidata da don Giovanni d’Austria, ebbe il suo inizio. Negli ultimi giorni si sono susseguiti una serie di manifestazioni ed eventi per celebrare la ricorrenza, tra cui il palio dello scorso sabato, curato dal circolo ricreativo di Pace.

Messina, città opulenta e fiorente, accoglie la flotta guidata da don Giovanni d’Austria che parte nel settembre nel 1571. Testimonianze, ricostruzioni e documenti ci mostrano la Messina di un tempo e rendono possibile guardare la città attraverso gli occhi e la penna dello scrittore.

 

 

Ferito da un colpo di archibugio al petto e alla mano sinistra, Cervantes dirà: “Nel grande Ospedale della cara Messina, ho guarito le mie gravi lesioni. Ho visto il suo cielo molte volte attraverso la finestra. Se non fosse stato per te, cara “Nobile città di Messina”, il nome di Miguel de Cervantes Saavedra non sarebbe passato alla storia, soldato Tercio, poi prigioniero e dopo scrittore” (Messina nei ricordi di Cervantes, a cura di Juan Cairos, liberamente tratto dalle cronache del tempo).

Affascinanti le metodologie sanitarie del tempo che prevedevano oltre alle consuete cure mediche, per la popolazione maschile, lavori manuali presso la gente del luogo per completare il recupero fisico con l’esercizio terapeutico. È in questo modo che lo scrittore recupererà una funzionalità, seppure ridotta, della mano sinistra e conoscerà altresì usi e costumi degli autoctoni.

Palazzi, fortificazioni, monumenti e usanze che rivivono attraverso le ricerche dell’architetto Nino Principato e delle ricostruzioni digitali dell’architetto Luciano Giannone. Resta un po’ di amaro in bocca nel ripercorrere la vicenda del Grande Ospedale che era ubicato nei pressi dell’attuale Tribunale e che, per la sua imponenza, era una delle opere architettoniche siciliane più importanti della seconda metà del Cinquecento. Nonostante infatti sembra avesse subito dei modesti danni a seguito del terremoto del 1908, si decise di farlo cadere più tardi, nel 1912, a colpi di dinamite. Un nuovo ospedale, il Piemonte, raccolse all’interno della sua cappella, elementi decorativi provenienti dal Grande Ospedale.

Si concludono dunque le celebrazioni per l’anniversario dei 450 anni dalla Battaglia, ma sarà ancora possibile, fino al prossimo 30 settembre, visitare l’esposizione dell’opera La battaglia di Lepanto (C. De Pasquale, R. Mundi) presso Palazzo Zanca.

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