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Niente più violenza sulle donne!

Maria Costa_MessinaWebTv_Societa
Non più sottomissione, ma parità di genere. Rimedi per l’abuso di violenza nei confronti delle donne. Al Sud il maggior numero di casi.

Iniziamo con una cruda affermazione: Niente più violenza sulle donne!

Il rispetto sulla donna è uno degli argomenti più scottanti dal Nord Italia, al Sud Italia fino in Sicilia. È bene partire da quelle  “regole” esistenti prima  del nuovo diritto di famiglia del 1975. Dal Codice Civile del 1865 si può dedurre la loro totale sottomissione all’uomo. A codeste Regole si adduceva il titolo “Doveri delle spose”. La  donna veniva isolata in uno stato subalterno e completamente sottomessa al fidanzato/marito. Ciò esiste ancora in alcuni paesi del nostro territorio, soprattutto dell’entroterra siciliana. I suddetti precetti era inammissibile non rispettarli.

Essi imponevano, come citano testuale: 1-Voler bene al marito. 2-Rispettarlo come capo. 3-Obbedirlo come nostro superiore. 4-Assisterlo con premura. 5-Ammonirlo con reverenza. 6-Rispondergli con grande mansuetudine. 7-Tacere quando è alterato. 8-Pregare per esso il Signore. 9-Sopportare i difetti. 10-Schivare la familiarità con altri uomini. 11-Non consumare la roba in vanità. 12-Essere sottomessa alla madre del marito e ai suoi vecchi. 13-Umile e paziente colle cognate. 14-Prudenti con quelli della famiglia. 15-Amante della casa. 16-Riservata nei discorsi. 17-Osservatrice dei doveri religiosi.

Terribili parole, che risultavano vere e proprie imposizioni. La donna  rea del tradimento veniva punita, a norma di legge, con un anno di reclusione. Le antinomie nascevano con il tradimento dell’uomo, che per essere giudicato dalla legge, doveva convivere con “l’amante”. Non si può certo dire che esistesse la parità di genere. In alcuni paesi del Sud-Italia quando la famiglia della futura sposa donava la “dote” al promesso sposo, immobili, corredi pregiati o gioielli, l’uomo poteva utilizzarli come voleva e senza il consenso  della consorte. Il rapporto con la suocera era assolutamente di sottomissione e rispetto totale. Certo è che il tempo ha cambiato queste regole, se non del tutto almeno in parte. Purtroppo in alcuni contesti e strati sociali, anche oggi, guai alla donna che si ribella al marito. Quell’individuo che crede di avere sempre ragione, è il frutto di talune mentalità retrograde e conservatrici. Sono principalmente uomini che non credono nella parità dei sessi. Definire uomo con la lettera maiuscola colui che è violento è un’ignominia… Il Covid e la quarantena hanno ulteriormente aggravato ciò. L’isolamento forzato non ha permesso alle donne di evitare tragedie, violenze psicologiche, minacce verbali ed economiche. Anzi, le ha raddoppiate… Se il marito o l’ex fidanzato sono denunciati per stalking o minacce, perché non ne consegue una dura condanna? In tanti riterrebbero che la violenza sulle donne sarebbe una circostanza tollerata da sempre dalla società, ritenuta quasi normale. Perché tutto ciò, ci si chiede, se le donne oggi studiano e sono nei più alti gradini della scala sociale, politica ed economica? Sono le leggi che devono cambiare, con dure pene. La libertà deve avere un duro prezzo: il rispetto. Rispetto nelle scelte della donna, nel modo di pensare, di decidere, insomma vivere bene o male con la propria consapevolezza. Spesso le donne che riescono a fuggire ritengono che  il pericolo sia un oblio senza più preoccupazioni. I media confermano, invece, che aumentano i femminicidi. Dal 1°gennaio al 20 novembre 2022 sono stati registrati 273 omicidi, con 104 vittime donne, di cui 88 uccise in ambito familiare o affettivo. Di queste, 52 sono state uccise dal partner o dall’ex. Ci vuole attenzione all’educazione sia per gli uomini che per le donne, che non  devono più subire. In una prima fase  le donne giustificano la violenza, scambiandola per gelosia, amore o protezione. Bisogna ribellarsi al primo schiaffo, fisico o verbale. Occorre denunciare e chiudere quel cerchio di omertà e vergogna. La vergogna è di chi vuole sopraffare con la forza.

Occorre il rispetto per la propria dignità di donna, non femmina di proprietà del maschio. Chi ricopre un ruolo istituzionale deve avere il coraggio di assumersi le proprie responsabilità, per non arrivare alle conseguenze che tutti conosciamo. Quante volte le azioni legali per stupro si trasformano in processi alla donna, denigrata e considerata provocante. È in quei processi che viene delineato un fallace giudizio dei suoi comportamenti o espressione del volto, movenze o degli abiti indossati. È la cultura retrograda che deve tramutarsi!. In primis è fondamentale potenziare e finanziare i consultori, i centri antiviolenza, con la presenza assidua di competenti assistenti sociali e psicologi. Per la forte disoccupazione femminile è in Sicilia il nucleo più imponente di sudditanza economica. Se in Sicilia si prestasse attenzione all’aiuto economico alle donne, molte di esse prenderebbero coscienza della loro forza.

Sarebbe il punto di partenza per non subire la sudditanza maschile. In conclusione la salvezza potrebbero essere: le giuste leggi, pene severe, la potenza delle istituzioni ed infine, l’apporto psicologico e finanziario. Potrebbe essere questa la via per la fiducia totale in “praecepta legis” che, forse, non determinerebbe più vittime le donne e carnefici i loro uomini, malati di violenza. Sarebbe meraviglioso se l’uomo fosse un tutt’uno con la donna. Come sappiamo per culto, così come nasce  dalla sua costola, da qui la nascita di un rapporto di parità e reciproco sostegno.

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