Sono i figli delle madri uccise dai propri compagni,mariti, uomini che avrebbero dovuto proteggerle,sono i figli di quelle donne morte per femminicidio.Bambini e ragazzi che hanno perso un genitore per mano di un altro (mamma viene uccisa e papà si suicida o viene arrestato ).
I fatti di cronaca raccontano sempre più spesso di questi orfani speciali.
Nel 2020 i femminicidi erano stati 117, nel 2021 i femminicidi sono stati 118 e il 17 % dei figli ha assistito al delitto.
Bambini interrotti ,piegati,- Ricostruirsi significa anche confrontarsi con lo sguardo degli altri – questo è quello che racconta una delle bambine oggi maggiorenne che ha assistito al femminicidio della madre.”Un disastro,uno stigma sociale che perseguita i figli delle vittime per tutta la vita.Vita in cui sarai vista per sempre come la figlia della donna ammazzata o la figlia del mostro .
L’attenzione degli altri è su cosa è stato, cosa è successo. L’attenzione è sugli altri. Noi figli non veniamo visti. Chi è rimasto non è considerato. Noi siamo vittime. Io, mia sorella, mia zia, mio nonno. Siamo vittime come chi non c’è più, forse anche di più”.
Servono più attenzioni, più leggi, meno luoghi comuni e meno etichette da parte della società, maggiore sensibilità e cure verso questi orfani due volte, bambini senza voce e segnati dalla paura più grande quella di vedersi portare via mamma e papà,la paura più incancellabile sapere che è stato papà a portare via per sempre la mamma.
