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Patti, spaccio di droga tra giovanissimi: arrestate sei persone

Carabinieri Sant'Agata
un ragazzo in giovane età, trovato in possesso di svariate dosi di sostanza stupefacente e di un’ingente somma di denaro

Sei persone sono state arrestate (una è in carcere, cinque agli arresti domiciliari) ed altre quattro sottoposte a provvedimento di obbligo di dimora con l’accusa di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, furti aggravati, detenzione di armi e tentativi di estorsione,  nell’ambito di un’operazione condotta dai carabinieri della Compagnia della Sant’Agata di Militello e coordinata dalla procura di Patti.

Le indagini sono scaturite dall’arresto in flagranza di reato, nel 2019 nei pressi di un istituto scolastico di Sant’Agata di Militello, di un ragazzo in giovane età, trovato in possesso di svariate dosi di sostanza stupefacente e di un’ingente somma di denaro, evidentemente frutto delle cessioni ai giovani studenti.

I successivi approfondimenti investigativi, svoltisi anche attraverso intercettazioni telefoniche, ambientali, nonché numerose attività di osservazione, pedinamento e controllo, hanno consentito di accertare come dietro tale episodio si celasse, in realtà, una fitta e capillare rete criminale dedita allo spaccio di sostanze stupefacenti, anche nei confronti di ragazzi molto giovani.

Dalle indagini è emerso che le persone raggiunte oggi dai provvedimenti cautelari, si assicuravano il continuo e costante approvvigionamento di sostanze stupefacenti (in particolare hashish, marijuana e cocaina) attraverso contatti con esponenti della criminalità barcellonese, palermitana e catanese, curandone poi il successivo smercio, con particolare capillarità ed efficienza, nelle principali “piazze di spaccio” dell’area nebroidea, fra cui i comuni di S. Agata di Militello, Patti, Capo d’Orlando, Brolo e Naso.
Gli indagati acquistavano le sostanze da fornitori di Barcellona Pozzo di Gotto, Palermo e Catania, dove si recavano con regolarità e, successivamente, le vendevano nei principali comuni dell’area con la collaborazione anche di giovanissimi, in grado di piazzare la sostanza anche tra adolescenti, in massima parte studenti.
Sono stati accertati e contestati circa cinquanta distinti episodi di detenzione e cessione di stupefacente, ipotesi di reato aggravata proprio perché commesso anche nei confronti di minorenni.

“Le indagini svolte – si legge nella nota diramata dall’Arma dei Carabinieri – testimoniano ancora una volta, purtroppo, come il fenomeno dell’uso di sostanze stupefacenti, nel circondario di Patti, sia in larghissima espansione e registri come principali attori e consumatori soggetti in massima parte in giovanissima età, in preda alla dispersione scolastica, oppure senza alcuna stabile occupazione”.
L’organizzazione, inoltre, reperiva i fondi necessari per l’acquisto delle sostanze stupefacenti, attraverso la commissione di numerosi e ben congegnati furti, sempre perpetrati in orario notturno e prevalentemente in danno di imprenditori locali, i quali erano soliti custodire nelle aree di cantiere i propri mezzi d’opera; da tali macchinari venivano sistematicamente sottratti importanti componenti e notevoli quantità di carburante, con gravi conseguenze per il regolare svolgimento di tali attività imprenditoriali.

“Assai significativo – sottolineano i carabinieri – e di particolare allarme sociale appare poi il fatto che gli indagati, in talune occasioni, nell’esecuzione di tali furti, non abbiano esitato a portare con sé i figli minori oppure, in qualche occasione, persino l’anziano genitore, al fine di non destare sospetti ed evitare possibili controlli di polizia”.
Per affermare la propria supremazia “commerciale” sul territorio, ma anche per “riscuotere” il prezzo della cessione della sostanza stupefacente nei confronti di tutti gli acquirenti inadempienti, gli indagati avrebbero anche fatto ricorso alla violenza. In due diverse occasioni, infatti, a fronte di un preteso credito di circa un migliaio di euro, due giovani sono stati picchiati brutalmente, anche con un bastone, riportando ferite tali da costringerli all’uso delle stampelle.

Gli indagati avevano anche la disponibilità di armi da fuoco, fra cui diversi fucili, tutti occultati in aperta compagna e di cui sono in corso le ricerche.




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