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Suolo pubblico, troppi i nodi irrisolti. I commercianti chiedono un incontro con Santoro

confcommercio
Dopo la proroga delle'esenzione decisa dal Consiglio comunale, per le associazioni di categoria restano tanti i nodi da sciogliere

Se la proroga al 31 dicembre dell’esenzione della tassa sul suolo pubblico ha fatto tirare un sospiro di sollievo a commercianti ed esercenti, sono ancora tante le questioni rimaste irrisolte, anche sulle misure da adottare per rispettare la normativa anti-covid.

Per questa ragione, diverse associazioni hanno chiesto un incontro con il Commissario straordinario del comune di Messina, Leonardo Santoro.

“E’ necessario comprendere – scrivono Confcommercio, Fipe Confcommercio, UPLA CLAAI, PMI, ALCES, Assoristoratori, FAPI CESAC, SADA CASA ARTIGIANI, Confagricoltura – come gli imprenditori del settore dovranno regolarsi fino all’entrata in vigore della determina dirigenziale che stabilisce l’avvio dell’esenzione dal canone. Bisognerà poi comprendere come dovranno regolarsi i pubblici esercizi con dehors e spazi all’aperto attrezzati durante l’emergenza covid per rispondere alle stringenti norme sul distanziamento sociale.”

Secondo le organizzazioni, l’approvazione del bilancio previsionale da parte del consiglio comunale dà speranza agli imprenditori del settore ma non azzera le preoccupazioni di quanti dal 31 marzo sono costretti a regolarizzare la propria posizione per ciò che concerne il pagamento del canone di occupazione suolo. L’approvazione in aula del documento contabile, infatti, apre la strada all’atto di indirizzo siglato dalla giunta De Luca lo scorso gennaio, che prevede l’esenzione dal canone fino al 31 dicembre, ma restano irrisolti moltissimi nodi procedurali.

“Siamo certamente soddisfatti del passo avanti effettuato nella vertenza grazie al voto del consiglio comunale – affermano – ma riteniamo necessario affrontare il problema con il commissario Santoro, al quale abbiamo già chiesto un incontro, per chiarire tempi e procedure. Troppi infatti i nodi rimasti irrisolti. Troppo lunghi i tempi trascorsi, che rischiano di allungarsi ulteriormente, per un tessuto imprenditoriale già fortemente provato dalla crisi pre e post covid.”




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