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Un gran pasticcere siciliano a New York

Mimmo Di Fiore
Mimmo Di Fiore, il siciliano di Monreale (Pa), trapiantato negli USA, con l’hobby del calcio, cinque figli e la passione per le torte siciliane di alta qualità artigianale antica.

Quando si pensa all’America è normale rievocare la storia degli emigrati. Quando sono siciliani è ancora più forte il sentimento, a maggior ragione, se chi ne parla o la descrive è anche lui siciliano. È interessante aver intervistato una persona che non ha mai dimenticato la Sicilia, le sue origini. Si tratta di Mimmo Di Fiore, di Monreale, provincia di Palermo, rinomato pasticcere di una catena di quattro negozi di dolceria negli USA. Lo incontriamo in intervista—video, presso il grande Laboratorio di Pasticceria di Long Island in New York. Gli chiediamo subito il permesso di registrazione, che accorda volentieri. È timido all’inizio, preferisce rispondere alle nostre domande per non impacciarsi. Al vederlo, anche se in tenuta bianca di lavoro, ci sembra chiara una perfetta somiglianza con il cantante italiano Heros Ramazzotti. Ci confida che in Italia e in America glielo dicono in tanti. Dopo un breve impaccio iniziale gli chiediamo se vuole raccontarci la sua storia. È evidente la grande nostalgia per l’Italia, infatti gli brillano gli occhi alla sola  pronuncia di sentirsi chiedere: Sei italiano? È giunto in America giovanissimo, insieme alla mamma Maria, che è in cielo da quindici anni.

È partito anche con i suoi quattro fratelli fratelli (Carmelo, Giovanni, Salvatore Giuseppe, dopo che il padre Matteo aveva trovato un buon lavoro come panificatore a New York. Con l’animo logorato dal rimpianto di dover lasciare gli affetti, gli amici e la sua meravigliosa Monreale, città araba-normanna, ricca di storia. Pur tuttavia, Mimmo coraggiosamente emigra per cercare fortuna, con la famiglia, in una terra dall’altra parte del mondo. Giunge nel 1965 in America. Lì tutto è diverso, già in quel periodo l’emancipazione, il lavoro, le donne, la mentalità. New York, ci dice, è un mondo aperto e cosmopolita. I grandi e immensi grattacieli e poi, le luci di New York…. Anche lui è divenuto una luce di New York, come la canzone del cantante anconitano Stefano Spazzi, una luce che irradia amore per la sua terra d’origine. Inizialmente non è stato facile. La lingua inglese l’ha incominciata a parlare discretamente dopo due anni. Ha dovuto frequentare le scuole serali, dove ha avuto come insegnante di lingua la Prof.ssa Josephine Maietta, conduttrice della trasmissione radiofonica “Sabato italiano” di Radio Hofstra University di New York. Ricorda il suo aiuto e sostegno morale, che poi lo ha fatto ben integrare. È felice della comunità italoamericana, che riesce ancora ad essere una grande famiglia. Oggi, figlio d’arte dolciaria, lavora insieme al padre e a tutti i suoi parenti. Si ritiene un uomo felice. Quarant’anni di matrimonio con la moglie Lina, siciliana di Castellammare del Golfo (Trapani) e poi cinque figli, Marianna, Girolamo((Mimmo) come il nome di suo nonno, a cui ha voluto bene come un padre, Stefania, Matteo e Salvatore.  Ora due dei figli sono sposati ed è nonno felce di tre nipoti, Milania, Eliana e Gianni. Ci dice di essere uno sportivo, tifoso dell’Inter. Dopo aver ricevuto grandi tributi per la sua rinomata pasticceria siciliana, racconta che per tradizione familiare nei suoi locali si preparano principalmente dolci tipici della Sicilia. Graditissima ai suoi clienti la Cassata siciliana, che lui adorna di verde pasta di mandorla e poi biscotti ad S di Monreale e di altro tipo, pastìccini e cannoli e tanti altri. Le gigantesche torte sono delle vere e proprie specialità; sono la sua passione, perché di alta qualità artigianale antica. Lo tengono sempre unito all’isola del cuore, come il ricordo della pasta al forno e della parmigiana, che la sua mamma gli preparava con amore. L’intervista sta per concludersi e chiediamo a Mimmo Di Fiore un suo epilogo, prima di lasciarlo. Mimmo, quasi rattristito per doverci salutare, promette che, quando tra qualche anno andrà in pensione, tornerà spesso in Italia, a Monreale, dove c’è ancora la casa di famiglia. Continua che se anche l’America negli ultimi tempi non è la stessa di quando è arrivato lui, per via del caro-vita, è pur sempre la sua seconda patria, che ama. Invita gli italiani ad apprezzare le proprie origini. Invita i siciliani ad avere più cura dei propri luoghi, come una madre cura i propri figli. Soltanto così la terra baciata dal Sole, la Sicilia, verrà veramente apprezzata.

Con  l’odore di limoni e di zagara siciliana, con i suoi profumi di fichi d’india e del mare, la Trinacria, è unica al mondo. Sarà gioia per tutti gli emigrati nel mondo, sentirla definire, “la terra dell’amore eterno”.

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