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Russo: “Legge elettorale da cestinare. Se ci saranno le basi ricorreremo anche alla Corte Costituzionale”

alessandro russo
Presentata una memoria all'Ufficio centrale. Ma per l'esponente del Pd sembra essere arrivato anche il momento del confronto interno

Alessandro Russo non nasconde la propria amarezza nel giorno dell’esclusione ufficiale dal Consiglio Comunale.

L’ ex consigliere del Partito democratico resta fuori dalla ripartizione dei seggi. Teoricamente, la lista Franco De Domenico Sindaco, in cui Russo si era presentato, avrebbe dovuto conquistare tre nomi. Ma a “sfilare” quel terzo seggio è stata l’assegnazione al “miglior perdente” tra i candidati a sindaco, cioè Maurizio Croce. Un’assegnazione fatta tra i dodici posti rimanenti, dopo i venti assegnati alle liste di Basile con il premio di maggioranza. Interpretazione che il centrosinistra contesta, affermando che il seggio di Basile avrebbe dovuto essere compreso tra i sette conquistati dal Centrodestra.

“Si tratta di una ripartizione – sostiene Russo – che sovrarappresenta, proporzionalmente, una coalizione che è perdente quanto quella del centrosinistra. A pochi punti percentuali di distacco il centrodestra ha il doppio dei seggi assegnati a noi. Se ci saranno le basi faremo ricorso per difendere un principio, anche fino alla Corte Costituzionale”.

GUARDA L’INTERVISTA INTEGRALE ⬇️

Nel pomeriggio, Russo, ha affidato anche le proprie riflessioni a Facebook chiedendo “scusa per non essere stato capace di portare avanti un percorso”, ma facendo anche un passaggio che suona tutto politico e apre scenari da “redde rationem” all’interno della sua stessa forza politica.

“Al di là dell’assegnazione dell’ultimo seggio da parte del seggio centrale – afferma – su cui è inutile in questa fase polemizzare ma che è semplicemente sbalorditiva per il modo in cui la ratio della norma sia stata ribaltata, si impone ora un periodo di seria e profonda riflessione che sarà necessario aprire sul futuro politico di un gruppo che ha lavorato, senza mollare mai, per anni sul campo. Perché le tante battaglie – prosegue – i tanti sacrifici, le tante randellate sui denti che io e i miei compagni di viaggio abbiamo preso con orgoglio e rivendicando soltanto autonomia di giudizio politico da così tanto tempo non meritano più di non essere riconosciute e non meritano di essere spazzate via. C’è tantissima amarezza, c’è rabbia, c’è disgusto: non sono ipocrita e questo sto provando per adesso. Al tempo stesso c’è la serenità di aver fatto tutto il possibile, di aver dato sempre oltre il massimo e di aver profuso ogni sforzo per fare bene il mio dovere, ogni giorno di questi ultimi quattro anni”.

Il Partito Democratico, questa mattina, prima della ripartizione ufficiale dei seggi, aveva anche presentato una “memoria” alla presidenza dell’ Ufficio centrale.

“Assegnando il seggio del ‘candidato sindaco miglior perdente’ con detrazione  dalla coalizione seconda perdente in luogo di quella cui spetterebbe, ossia la prima perdente – si legge nella nota – emerge un quadro di rappresentatività alterato in maniera evidente al punto da doversi potenzialmente assistere alla circostanza per la quale la lista prima arrivata nella coalizione seconda perdente (Partito Democratico) otterrebbe in tal modo lo stesso numero di seggi (due) della lista seconda (Franco De Domenico Sindaco), pure avendo un numero di voti molto superiore (8008 a fronte di 6399) e una quota percentuale altrettanto elevata (6,9% e 8,63%): al punto che, con pressoché medesima quota percentuale, la lista di “Fratelli D’Italia”, nella coalizione prima perdente, otterrebbe tre seggi, mentre la lista ‘Franco De Domenico Sindaco’, appunto, ne otterrebbe due, quanti sono quelli del PD, alterandosi visibilmente il rapporto di rappresentatività tra le liste e conseguentemente alterando la corretta attribuzione tra le due coalizioni perdenti con un ingiusto accrescimento a favore della prima perdente a scapito della seconda perdente”.

“La ratio della norma elettorale – -prosegue la memoria – è quella di premiare il candidato sindaco miglior perdente ma è evidente che tale premialità non debba comunque intaccare il principio di rappresentatività elettorale e quello di proporzionalità tra le liste e i gruppi di liste”.

E c’è anche un’altra questione rilevante per il centrosinistra, evidenziata nel documento. “Il criterio usato per la surroga del candidato sindaco miglior perdente – si legge – che dovesse dimettersi da consigliere comunale che è stato indicato dalla Regione Siciliana con la circolare nr. 24 del 25.11.2020 è chiaro nello specificare ai Comuni che l’eventuale consigliere surrogato vada individuato tra i consiglieri primi eletti delle liste facenti parte della coalizione che ha sostenuto il candidato sindaco miglior perdente”. Vale a dire: qualora Croce decidesse, in futuro, di dimettersi il suo posto dovrebbe essere preso da un candidato della sua stessa coalizione, non sarebbe calcolato sui dodici dell’opposizione. “Il principio indicato, a contrario, conferma che il quoziente da far venire meno in fase di prima nomina a consigliere comunale del candidato sindaco miglior perdente sia detratto, appunto, dalle liste che compongono la coalizione che lo hanno sostenuto”.

Il presidente dell’Ufficio centrale, Corrado Bonanzinga, pur leggendo la memoria e confrontatosi con i rappresentanti del centrosinistra per oltre un’ora, ha inteso dare applicazione letterale alla normativa ( Legge Regionale 15 settembre 1997, n. 35) che, all’art. 4 (comma 3 ter) ribadisce che “ai fini della determinazione dei seggi da attribuire alle liste o ai gruppi di liste non collegate al candidato alla carica di sindaco proclamato eletto, è detratto un seggio da assegnare ai sensi del comma 7”, ovvero “una volta determinato il numero dei seggi spettanti a ciascuna lista o gruppo di liste collegate (collegate, cioè, al candidato sindaco eletto citato nel comma 6, ndr), è in primo luogo proclamato eletto consigliere comunale il candidato alla carica di sindaco, tra quelli non eletti, che abbia ottenuto il maggior numero di voti ed almeno il venti per cento dei voti”.

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